Durata
30 maggio - 22 luglio 2005

Altre mostre

«I Noble Savages, nella cui costruzione sono impegnata, sono statue di tessuto che, dal loro piedistallo, emanano un potente contrasto tra forza e fragilità, potere e debolezza.
Questi ritratti ripropongono la varietà dei Capricci, una serie di ottanta incisioni di Francisco Goya pubblicate nel 1790. Le scene rappresentate da Goya mescolano fantasia e follia. Il mio intento ora è riportare le opere di Goya nello spirito della cultura contemporanea».

«Il soggetto della catastrofe era popolare alla fine del 1700 e Goya, come Hogarth in Inghilterra con il suo A Rakes Progress, decise di rappresentare figure e personaggi presi dai "rifiuti" della società. Dalle tavole di Goya emergono personaggi stravolti, ubriachi, e anche nella raffigurazione di immagini femminili persiste un elemento diabolico e depravato, presente in loro stesse o nelle altre figure sullo sfondo.
Tradizionalmente i busti di personaggi importanti sono costruiti in materiale pregiato e durevole nel tempo, come il bronzo o il marmo: materiali che servono a dare alla figura un connotato di potenza tale da far ricordare il personaggio, la sua forza, la sua intelligenza o la sua posizione sociale. I miei busti sono invece costruiti con materiali semplici e umili - la canapa da me usata è la stessa che un secolo fa veniva tessuta a mano dalle donne del Canavese per farne il proprio corredo - per mettere in evidenza la vulnerabilità umana che è insita anche in una posizione di potere.
La scelta di utilizzare un tessuto per costruire i miei busti deriva inoltre dal fatto che il tessuto, di cui sono fatti i nostri abiti, serve a coprire e non di rado a mascherare, imbrigliandoli e normalizzandoli all'interno delle convenzioni sociali, i nostri vizi, le nostre debolezze, la nostra stessa umanità.
I busti non sono quindi rappresentazioni realistiche della figura umana nei suoi tratti somatici, forti o raffinati, ma - come già Goya aveva delineato nelle sue suggestive deformità - hanno lo scopo di evidenziare quello che può esservi di esagerato, animalesco e crudo.
Chi nella nostra società è collocato su un metaforico piedistallo ed esercita da lassù il proprio potere sugli altri uomini, indossando ogni giorno e di fronte a tutti la maschera del proprio ruolo, è come noi tutti costituito di materia fragile, esposto alle tentazioni e alla durezza deformante degli eventi, schiavo della sua stessa posizione: come il Dorian Gray di Wilde, consuma e deforma ogni giorno la sua anima continuando a mostrare un'immagine di giovinezza e virtù; come i mostruosi personaggi di Goya, si aggira, fragile, nel mondo dei mostri generati dal sonno della ragione».

Marguerite Kahrl (Chiaverano, luglio 2005)