• Jeffrey Beebe
  • Bradley Castellanos
  • Zachary Clement
  • Ana Garcés Kiley
  • John Grande
  • Jonathan Podwill
  • Dasha Sishkin

a cura di Ombretta Agrò Andruff

Durata
7 febbraio - 29 marzo 2008

La mostra Nightmares & Dreamscapes nasce da una serie di incontri, a volte fortuiti, che mi hanno portato alla conoscenza del lavoro dei sette artisti proposti, nessuno newyorkese di nascita, ma che vivono e lavorano nella Grande Mela da più o meno tempo.

Non é certo cosa nuova affermare la rinascita della pittura e la sua importanza sulla scena artistica internazionale, e sarebbe presuntuoso da parte mia pretendere di far assumere a questi sette artisti il ruolo di rappresentanti della pittura newyorkese. Credo però che gli stili e i materiali impiegati, unici e assai diversi tra di loro, possano fornire un gustoso assaggio degli sviluppi di questo medium nella metropoli americana.
Ma non è solo l'aspetto bidimensionale delle opere presentate ad accomunare il loro lavoro. Il titolo della mostra, rubato a un cartellone pubblicitario intravisto al mio rientro nella City in una tarda notte estiva, mi è sembrato appropriato per sottolineare, con Dreamscapes, la fascinazione, simile in alcuni di loro, per il paesaggio. Paesaggio onirico e surrealista, come quello ritratto da Bradley Castellanos, che combina il mezzo fotografico con la pittura, oppure inteso come dimensione più mentale che fisica, con una forte connotazione allegorica come nei quadri di Jonathan Podwil.
Nightmares collega invece l'opera di Dasha Shishkin, russa di origine ma residente negli Stati Uniti da circa 15 anni, di Zachary Clement, della colombiana Ana Garcés Kiley e di John Grande. Mentre Grande ritrae come sfondo nei suoi quadri in stile fotorealista gli incubi appartenenti a una realtà quotidiana, presente e passata (come l'immagine di un fungo nucleare o quella dell'attentato dell'11 settembre al Pentagono), gli altri tre artisti esplorano una dimensione assai più intima, sovente dark e tormentata che porta alla creazione di personaggi bizzarri, mitici e curiosi, alcuni al limite del torbido, altri del tragicomico, percepiti spesso come alter-ego degli stessi artisti.
Jeffrey Beebe assume il ruolo di tramite tra i due gruppi con i suoi minuziosi acquerelli su carta, abitati da personaggi che sembrano appartenere al mondo di un fumetto surrealista, collocati in paesaggi alle volte fantastici, altre volte connotati da tratti iperrealistici, ma sempre rappresentati con un'attenzione al dettaglio degna di una miniatura medievale.